12.6.22

Miracolo a Milano

Una pellicola difficile da classificare: potrebbe rientrare nel filone neorealistico dell'Italia del dopoguerra, per via dell'ambientazione tra le classi socialmente più umili e l'impiego prevalente di attori non professionisti, ma è lecito parlare di realismo quando la vicenda si sviluppa come una fiaba?! Lascio quindi agli esperti del settore il dibattere sulla sua definizione e mi godo il film che, nonostante i limiti dovuti all'epoca e alla povertà delle riprese, resta uno dei più gradevoli che mi sia capitato di vedere...e se il mio parere non vi basta sappiate che persino Steven Spielberg* e Gabriel Garcia Marquez** ne sono rimasti affascinati! ;)

Trama:
E che di una fiaba si tratta, lo si capisce già dalla scena iniziale: Lolotta, un'attempata signorina che abita in una casetta ai limiti della metropoli, una mattina, guidata dal richiamo di un vagito, trova un neonato sotto un cavolo del suo orto! Che sia una poetica allegoria per suggerire che Lolotta è una ragazza-madre? Chissà...resta il fatto che è lei a farsi carico del bambino e a crescerlo come suo con il nome di Totò.

L'affetto di Lolotta per questo bambino, arrivato nella sua vita in un'età già avanzata, è palese e si manifesta in vari modi, sia nei momenti educativi, quando gli insegna le tabelline, sia nei momenti ludici, quando gli inventa dei giochi...persino con il latte straripato dal pentolino e riversatosi sul pavimento a formare un rigagnolo che, grazie agli accessori del presepe, si trasforma nel fiume di un improbabile paesaggio!
Purtroppo però la fragile Lolotta si ammala...

A nulla valgono le cure dei due medici accorsi al suo capezzale se non ad intimidirla con la loro prosopopea, e il piccolo Totò si ritrova da solo a seguire il carro funebre della sua mamma lungo le vie bagnate di pioggia che conducono al Cimitero Maggiore...
Beh, proprio da solo no, per un breve tratto viene affiancato da un individuo che si accoda al feretro fingendosi un congiunto in lacrime...in realtà si tratta di un malfattore che cerca così di passsare inosservato agli occhi di due gendarmi in ricognizione. Non appena le guardie voltano l'angolo, l'uomo si dilegua e Totò resta nuovamente solo.

L'ultima immagine che il film ci offre dell'infanzia di Totò è quella di un bambino con la divisa dei Martinitt che viene condotto all'Orfanotrofio da due austeri signori...Teniamola a mente questa scena perchè, nonostante il salto temporale (una decina d'anni?) è ancora così che si presenterà il Totò adulto in uscita definitiva dall'Orfanotrofio: la stessa divisa, quasi che fosse cresciuta con lui, e la stessa piccola borsa che contiene tutti i suoi averi: un cambio di biancheria e il ritratto incorniciato di Lolotta.

Totò fa il suo ingresso nella vita vera con entusiasmo ed allegria: saluta con un educato Buongiorno tutti quelli che incontra, suscitando il fastidio di un frettoloso pedone milanese che gli dà del bamba perchè il ragazzo non sa giustificare il saluto -Buongiorno vuol dire veramente buongiorno-

Camminando per Milano, rimane estasiato davanti alla sfilata delle dame in abito di gala all'ingresso della Scala e, distraendosi, finisce per farsi rubare la borsa da un anziano barbone! Lo rincorre e si fa restituire il maltolto ma poi, dispiaciuto dalla reazione del vecchio, che sorpreso sul fatto si mette a piangere avvilito, Totò gli regala la borsa, dopo averla svuotata degli effetti personali.
Apprendendo che il ragazzo è in cerca di un posto dove alloggiare, l'uomo si offre di ospitarlo a casa sua,

In realtà la casa si rivela essere una cuccetta di lamiera all'interno di una baraccopoli alla perifieria della città, popolata da poveracci e straccioni che, per riscaldarsi nel gelido inverno milanese, non possono far altro che battere i piedi e correre qua e là per approfittare di qualche sporadico raggio di sole.

Con il suo ottimismo e la sua gioia di vivere, Totò riesce a coinvolgere quei derelitti in un progetto di miglioramento dell'ambiente in cui vivono, con la costruzione di baracche più ampie e più solide che si costituiscono in un vero e proprio agglomerato urbano, provvisto di vie interne, alle quali vengono assegnati persino dei nomi: constatata l'assoluta mancanza d'istruzione dei bambini presenti nell'accampamento e memore degli insegnamenti di Lolotta, Totò battezza le strade con i risultati delle tabelline!

Evidentemente tra i senzatetto si sparge la voce di queste migliorie nell'insediamento ed ogni giorno si presentano al suo ingresso nuovi arrivati che chiedono ospitalità. A tutti loro, con pazienza ed efficienza, Totò trova un posto dove alloggiare, tenendo divise le famiglie dai singoli...e, tra questi ultimi, gli scapoli dalle nubili! :)
Nel ruolo di servetta al seguito di una coppia, che si presume abbia visto tempi migliori, arriva anche Edvige, una timida ragazza che smuove qualcosa nel cuore di Totò.

Il terreno su cui si sviluppa la baraccopoli, di proprietà privata, suscita l'interesse del Sig. Mobbi, un facoltoso industriale che vorrebbe acquistarlo, purchè si provveda a farlo sgomberare dagli abusivi. Il sopralluogo sul posto, e la manifesta ostilità nei suoi confronti da parte degli occupanti, fermamente determinati a restare, lo inducono a cambiare idea: dopo un imbarazzante sproloquio sul fatto che siamo tutti uguali Mobbi s'infila nella sua lussuosa automobile e lascia la baraccopoli tra i fischi dei barboni, tergendosi la fronte sudata, convinto di essere scampato ad un linciaggio.

Nell'accampamento torna il buonumore e si organizza una festa, durante la quale si assiste addirittura all'estrazione di una lotteria che mette in palio un pollo arrosto!
Si balla, si canta, c'è chi predice il futuro e chi organizza spettacoli dove l'unico protagonista...è il calar del sole!

Ma il momento di maggior allegria si raggiunge quando lo scavo fatto per piantare nel terreno un palo che funga da albero della cuccagna provoca lo zampillo di un altissimo getto d'acqua: inenarrabile la felicità dei baraccati che, sino ad ora, dovevano compiere un lungo percorso con i secchi per procurarsi l'acqua a loro necessaria.
Ma le sosprese non sono finite: qualcuno fa inavvertitamente cadere un mozzicone acceso nella pozza e il liquido prende fuoco: non è acqua, ma petrolio!
E nell'euforia generale che accompagna la scoperta, nessuno fa caso all'individuo che si allontana di soppiatto, dopo aver raccolto un campione di liquido in un barattolo...

Come ci si può immaginare, lo spione è andato a spifferare tutto al Sig.Mobbi che, a questo punto, non solo conclude l'acquisto del terreno, ma non ha più dubbi sull'opportunità di far eseguire lo sgombero, eventualmente anche con l'impiego di guardie armate e l'uso della forza.
Inutili i tentativi di conciliazione da parte di Totò e di una delegazione dei baraccati: recatisi dall'industriale vengono accolti subdolamente con l'offerta di the e pasticcini, mentre le truppe armate partono sui camion verso l'accampamento.

Nel rientrare alla base Totò e gli altri incrociano la fila dei carretti sui quali i barboni stanno portando via le loro masserizie, incalzati dagli armigeri di Mobbi. A questo punto anche un animo mite come quello di Totò s'infiamma ed egli si aggrega ai compagni nella resistenza alle guardie armate, organizzando la costruzione di una barricata, improvvisata lì per lì proprio con i carretti che avrebbero dovuto servire allo sgombero dell'accampamento.

Naturalmente l'avido Mobbi non ha intenzione di rinunciare alla lucrosa operazione del petrolio e ordina alle sue guardie d'intervenire con la forza: il primo attacco, per mezzo del lancio di lacrimogeni, semina lo scompiglio fra i barboni che, spaventati dal fumo, cercano scampo lungo la massicciata della ferrovia, all'estremità opposta dell'accampamento.
Tra il fuggi fuggi generale, Totò si arrampica sull'albero della cuccagna per esaminare dall'alto la situazione e qui arriva in suo soccorso il fantasma di Lolotta, gli fa coraggio e gli consegna una colomba miracolosa che, afferma, sarà in grado di esaudire ogni suo desiderio...

Scosso per la visione della mamma scomparsa, Totò ridiscende a terra e alquanto incredulo sui poteri magici della colmba, la mette alla prova...che cosa può desiderare un ragazzo povero e senza grilli per la testa come lui? Forse di potersi riempire la pancia tutti i giorni? E ordina alla colomba di far comparire un uovo al burro...Accontentato! E poi due uova al burro...Eccole! E poi tre uova al burro...E ottenuta l'ennesima conferma, Totò si convince allora di avere ancora la possibilità di salvare l'accampamento: raggiunge i compagni in fuga e li invita a tornare indietro, soffiando sul fumo per disperderlo...

Quelli che, all'epoca delle riprese, erano dei veri e propri effetti speciali probabilmente appaiono oggi ai nostri occhi un po' grossolani ed ingenui, tuttavia la scena dei barboni che soffiando respingono il fumo verso gli assalitori risulta gradevole tanto per l'immagine in se che per il suo intrinseco significato, del debole che nel sodalizzare con altri deboli rende efficace la sua resistenza al potente.

Supponendo che i fumogeni gli si siano rivoltati contro per colpa del vento, Mobbi non desiste ed impartisce ai suoi armigeri nuovi ordini che non solo non ottengono il successo sperato ma che sfociano in situazioni incredibili: i comandanti dei plotoni guidano le truppe all'assalto cantando con voce da soprano, le guardie stesse si trovano all'improvviso sotto i piedi una lastra di ghiaccio su cui prendono a scivolare, l'impiego degli idranti vede comparire nelle mani di ogni straccione un ombrello aperto che lo ripara dal getto dell'acqua, così che le autopompe esauriscono il loro contenuto senza aver prodotto danno...A questo punto appare evidente che sta succedendo qualcosa di strano!

Se ne rendono conto anche i poveracci dietro la barricata che ciò che accade ha qualcosa di soprannaturale e guardano Totò come se fosse un santo...ma dall'adorazione all'approfittazione la strada è breve: convinti che possa fare miracoli incominciano a chiedergli benefici personali. C'è chi vuole una radio e chi un armadio, c'è il piccoletto che vuol diventare alto e il nero che vuol diventare bianco, c'è chi vuole una valigia e chi una pelliccia, c'è chi vuol dar vita ad una statua e c'è chi ingaggia una gara al rialzo per ottenere più denaro...

Totò promette di accontentarli tutti ma, in particolare, vorrebbe far contenta la dolce Edvige e fa in modo di sfuggire alla folla per ritrovarsi solo con lei a chiederle di esprimere un desiderio. Quel che Totò non sa è che la colomba regalatagli da Lolotta appartiene a qualche non meglio precisato essere (divino? Dio?) che invia due suoi eterei emissari a riprenderla.

Non solo Totò non riesce a soddisfare il desiderio di Edvige -un paio di scarpe nuove- ma, senza più l'aiuto della colomba, non è in grado di contrastare l'irruzione nella baraccopoli delle guardie di Mobbi, che hanno la meglio sulle ultime resistenze e caricano tutti quei poveracci, Totò compreso, su mezzi che sembrano carri bestiame, per trasferirli altrove.

Nella confusione generale, seguita all'irruzione degli armigeri di Mobbi, Edvige riesce a sfuggire alla cattura e si precipita nel misero pollaio dell'accampamento perchè tra i polli ha notato anche una colomba: se Totò ha bisogno di una colomba per manifestare i suoi poteri, lei gliela porterà...e si lancia di corsa all'inseguimento del carro in cui è rinchiuso il ragazzo.

Anche Lolotta non abbandona il figliolo e mentre la corporea Edvige corre verso Totò con una comune colomba in mano, l'affianca e corre con lei l'incorporea Lolotta che reca con sè la colomba miracolosa: le due persone che rappresentano l'universo affettivo di Totò corrono insieme verso di lui per portargli soccorso...e lo raggiungono entrambe quando i carri dei prigionieri arrivano in piazza del Duomo, affollata da un esercito di netturbini intenti a spazzarla.

Grazie alla colomba ritrovata Totò riesce a compiere l'ultimo miracolo: le pareti dei carri crollano e i prigionieri tornano liberi, s'impadroniscono delle scope dei netturbini ed inforcandole come se fossero biciclette si alzano in volo nel cielo, lasciandosi dietro gli inseguitori e -allegoricamente- tutte le brutture del passato, diretti verso un mondo dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno.

Anno: 1951
Durata:1h 40m
Regista: Vittorio De Sica
Interpreti principali:
Francesco Golisano
Brunella Bovo
Emma Gramatica
Paolo Stoppa
Guglielmo Barnabò

* Steven Spielberg ha ammesso di essersi ispirato al finale di Miracolo a Milano per realizzare la scena dei ragazzini su biciclette volanti in E.T. l'extra-terrestre.

**Gabriel Garcia Marquez ha dichiarato in un'intervista che è stato Miracolo a Milano a suggerirgli l'idea del realismo magico che ha caratterizzato il suo stile di scrittura di cui l'esempio più eclatante è Cent'anni di solitudine