Non è un documentario, non è un dramma, non è una commedia...piuttosto è un po' di tutte queste cose insieme. Lo si potrebbe definire un film che documenta con tono leggero ed ironico il dramma della criminalità mafiosa a Palermo dagli anni '70 agli anni' 90.
Protagonista è Arturo Giammarresi, un bambino dibattuto tra l'amore, non corrisposto, verso una compagna di classe e l'infatuazione ideologica verso Giulio Andreotti, visto per caso in TV e da lui consacrato al ruolo di saggio dispensatore di verità.
Ma non si può vivere in quella città e in quegli anni senza venire in qualche modo in contatto con la realtà mafiosa e quando Arturo vede sul selciato davanti al bar il cadavere crivellato di colpi di Boris Giuliano, il poliziotto che pochi giorni prima, in quello stesso posto, gli aveva offerto una ciambella, capisce che la mafia esiste, che può colpire molto vicino ed inizia ad averne paura.
Ed è proprio la paura che ha permesso alla mafia di padroneggiare in Sicilia per tanto tempo, quella paura che spinge all'omertá, al non vedo-non sento-non parlo, a quell'atteggiamento mentale sintetizzato in una frase dal padre di Arturo quando, per tranquillizzarlo sulla pericolosità della mafia, gli dice che è come con i cani, basta che non gli dai fastidio.
Perché se gli dai fastidio finisci ammazzato, come il vice questore Boris Giuliano, come il Generale Dalla Chiesa e sua moglie, come il giudice Chinnici insieme a due dei suoi agenti di scorta e al portiere dello stabile davanti al quale è esplosa l'autobomba.
Come il segretario del PCI Pio La Torre, come il magistrato Giovanni Falcone e la moglie e tre dei loro agenti di scorta, come il giudice Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti di scorta.
Come tanti altri, i cui nomi sono meno noti, che hanno pagato con la vita il fatto di aver dato fastidio alla mafia.
Ma la mafia non ammazza solo i nemici, perché anche quegli amici che che non assolvono adeguatamente il loro compito vengono fatti fuori: è quello che è capitato a Salvo Lima, esponente della Democrazia Cristiana, freddato a rivoltellate per strada perché, dopo anni di stretta collusione, non è riuscito ad evitare la condanna ad alcuni boss mafiosi.
Arturo cresce e, via via che accadono quei fatti tragici, gli omicidi prima e le stragi poi, prende coscienza di ciò che gli accade intorno, così come fanno anche i suoi concittadini che per la prima volta dopo anni di rassegnata sottomissione hanno deciso di dire basta e all'urlo di "via la mafia dallo stato" dimostrano di aver capito che i mandanti non vanno ricercati solo a livello locale, ci sono altri che tessono le trame mafiose, a cominciare dall'infido Andreotti, che ha aperto gli occhi al piccolo Arturo quando non si è presentato al funerale di Dalla Chiesa.
Il film si conclude con Arturo che, adulto e sposato con la ragazza che ha amato sin dai tempi della scuola, accompagna il figlio in una sorta di pellegrinaggio per le vie di Palermo, facendo tappa presso le lapidi che ricordano gli omicidi di mafia. Perché, afferma, quando sono diventato padre ho capito che i genitori hanno due compiti fondamentali: il primo è quello di difendere il proprio figlio dalla malvagità del mondo, il secondo è quello di aiutarlo a riconoscerla.
Anno: 2013
Durata:1h 29m
Regista: Pierfrancesco Diliberto
Interpreti principali:
Pierfrancesco Diliberto
Alex Bisconti
Cristiana Capotondi
Ginevra Antona
Claudio Gioè
Ninni Bruschetta